Le lucciole
Descrizione: Le lucciole, precisamente i maschi della lucciola nostrana (luciola italica) sono le più piccole della famiglia dei lampiridi cioè quegli insetti dell'ordine dei coleotteri che sono in grado di emettere luce propria.

Permanenza: Le lucciole, qui in Garfagnana, appaiono verso la metà di giugno (ad es. nel 2002:il 12-13 di giugno) e se ne vanno dopo circa un mese.

Come e perché emettere luce?
L'epidermide degli ultimi due segmenti addominali e precisamente la parte ventrale è trasparente, dietro ad essa c'è uno strato di sostanza organica detta luciferina nella quale sono come immerse numerose diramazioni di trachee portatrici di ossigeno, un altro strato interno è riflettente come la parabola di un faro d'automobile, in modo da intensificare al massimo il segnale luminoso.
Dunque con un semplice processo di ossidazione una lucciola, sia maschio sia femmina, riesce ad emettere una luce partendo da sostanze organiche.

[Ancora sulla luce emessa:

La luce che emana dagli insetti dell'ordine dei Coleotteri, famiglia dei Lampiridi  è prodotta da organi costituiti da tre strati: il più interno è composto da cellule con citoplasma ricco di cristalli di acido urico e ha la funzione di "riflettore"; lo strato intermedio è composto da cellule luminose con il citoplasma molto ricco di mitocondri nei quali si sviluppano le reazioni chimiche che portano alla emissione di luce; il terzo strato è costituito da un velo trasparente.
La luminosità deriva da una serie di reazioni che utilizzando l'energia che deriva dall'ATP (adenosintrifosfato) quando si trasorma in ADP (adenosindifosfato), portano alla trasformazione del sistema luciferina-luciferasi in un composto instabile che tende a ritornare allo stato fondamentale con la liberazione di un fotone. 
La luce emessa è fredda, manca sia di raggi infrarossi che di raggi ultravioletti ed ha una lunghezza d'onda oscillante tra i 500 ed i 650 millimicron. Per dare un'idea dell'intensità luminosa, si pensi che occorrono circa 6.000 insetti per avere una luce uguale a quella di una candela. ]

Per l'accensione e lo spegnimento della lanterna, l'insetto non deve far altro che aumentare o diminuire l'afflusso di ossigeno nelle trachee.

Comportamento : A questo punto chiariamo il perché di tanto spreco di energia: la continuazione della specie. Il maschio volando lentamente sopra il campo mette in mostra sé stesso o meglio l'intensità e la modulazione del proprio faro; altrettanto fa la femmina al suolo o al massimo  arrampicata su di uno stelo, essendo priva di ali.

Quando un maschio ed una femmina lampeggiano con lo stesso ritmo e con la stessa intensità luminosa: è il segnale! È come se si fossero reciprocamente dichiarati. Quello che avviene in seguito è di pubblico dominio.

Alimentazione : Ma c'è un altro aspetto della vita di questi animaletti poco conosciuto eppure importantissimo:  l'alimentazione.  Date le minuscole dimensioni delle lucciole: 7 mm per il maschio, 13 mm per le femmine, la mancanza d'organi difensivi od offensivi apparenti, si sarebbe portati a pensare ad un essere pacifico e magari vegetariano, tant'è vero che  tutti hanno catturato almeno una volta una lucciola con le mani senza problemi, non ci sogneremmo mai di fare altrettanto con un calabrone!

Ed invece la nostra piccola lucciola è un carnivoro dei più temibili, ma dai gusti esclusivi e raffinati: infatti si ciba esclusivamente di molluschi. Sì, le comunissime chiocciole sono il cibo preferito, specialmente quelle di media grandezza, come le chiocciole dal guscio chiaro a righe nere (elix variabilis).

Direte: è impossibile! Come può un insettino lungo 7 mm affrontare con successo un gigante lungo 40 mm e per di più dotato di guscio calcareo inattaccabile?

È presto detto: come tutti i coleotteri anche la lucciola è dotata di mandibole a tenaglia, seppure insignificanti nelle dimensioni rispetto, ad esempio, alle tenaglie del cervo voltante maschio (lucanus cervus): enormi, spaventose, ma inoffensive. La tecnica di caccia è la seguente: quando la chiocciola è ritratta nel guscio e non è spaventata, lascia pur sempre una piccola porzione del cosiddetto "mantello" lungo l'orlo del guscio stesso e ciò è quanto basta al nostro cacciatore: avvicinandosi leggero, mordicchia con delicatezza, sembra quasi che baci questo mantello usando le proprie mandibole non come un organo che dilania, ma piuttosto come un doppio ago ipodermico indolore, iniettando nella vittima una potente sostanza anestetizzante in dosi infinitesimali, ma  sufficienti a paralizzare all'istante la preda, in modo che non si ritragga ulteriormente nel guscio.

A questo punto entra in azione un enzima, presente nel liquido iniettato, che predigerisce le carni della chiocciola trasformando la massa muscolare in un brodetto molto liquido e molto nutriente che verrà letteralmente succhiato dalla lucciola, usando le stesse mandibole cave come una pompa aspirante.

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